Come
vivere |
VENERARE La venerazione alla Madonna non può essere una venerazione
qualsiasi, ma deve essere una venerazione filiale
grande e forte. Come non venerare questa sublime creatura uscita dalle mani di
Dio per l’incanto del Cielo e della terra? IL
BISOGNO DI VENERARLA La venerazione alla Madonna ci viene insegnata da Dio stesso
che invia un Angelo a chiederle il consenso dell’Incarnazione. Ci viene
insegnata dall’Angelo Gabriele che si presenta a Lei salutandola con parole
di grazia e di lode. Ci viene insegnata dall’anziana Elisabetta che le va
incontro esclamando “Donde a me l’onore
di ricevere In tal modo, tutta COME HANNO FATTO I SANTI Portiamo alcuni esempi della venerazione dei Santi verso S. Bernardo venerava S. Francesco d’Assisi rivolgeva alla B. Vergine tali e tanti
atti di venerazione, da non potersi numerare. Recitava ogni giorno l’Ufficio
della B. Vergine. Si preparava alle sue feste con speciali preghiere e
penitenze. Venerava i suoi altari e le sue immagini. Scrisse alcune lodi e
preghiere a Maria, riboccanti di serafico ardore e
tenerezza. S. Luigi Grignion di Montfort, questo santo tutto mariano, divenne il grande
maestro della devozione alla Madonna scrivendo il “Trattato della vera devozione a Maria”.
Ma l’intera sua vita fu un mirabile esempio di devozione alla Madonna. Fin da
ragazzo, ogni giorno egli era capace di trascorrere ore intere ai piedi di
Nostra Signora della Pace. Da grande, poi, girerà instancabilmente con il
Rosario in mano, predicando Maria attraverso tutta Che cosa dire di S. Alfonso de’ Liguori, che scrisse le “Glorie di Maria”, innalzando alla
Regina del Cielo un monumento di venerazione che resterà perenne nella
Chiesa? La sua profonda e dolce venerazione verso Il S. Curato d’Ars, colui che dovette la sua Ordinazione
Sacerdotale alla tenera devozione verso Questi sono soltanto pochi esempi di venerazione alla Madonna
da parte di alcuni Santi... Ma potremmo portare tanti altri esempi quanti
sono i Santi. Perché è impossibile che il Santo non senta il bisogno di
venerare
Gli atti di venerazione alla Madonna vanno da quelli più grandi
e solenni a quelli più semplici e comuni. Edificare per l’Immacolata due piccole “Città” interamente consacrate a Lei, come fece S. Massimiliano M.
Kolbe in Polonia e in Giappone, non è certo cosa da
tutti. Costruire splendide chiese in onore della B. Vergine, come fecero, ad
esempio, S. Giovanni Bosco a Torino, e il Beato Bartolo Longo
a Pompei, sono opere di venerazione imponente che solo pochi possono
compiere. Ugualmente, dedicare alla B. Vergine un monastero di vergini
consacrate, e coltivarlo come “colombaio della
Vergine”, tenendo Si deve dire lo stesso della fondazione di Ordini,
Congregazioni e associazioni mariane; della composizione di opere mariane
(libri, pitture, sculture, musiche...), e anche della dedicazione di cappelle
e altari alla B. Vergine. Ci sono stati santi e devoti che hanno fatto tutto
ciò, specialmente la dedicazione di cappelle e altari (così fecero, ad
esempio, S. Bonaventura, S. Gaetano, S. Alfonso... fino a Don Orione, Don Alberione, al Ven.le P. Pio da Pietrelcina). Anche la serafina
dell’Eucaristia, S. Giuliana Falconieri, non solo fece, ma lasciò come
obbligo alle sue suore, che “in
ciascuna chiesa dell’Ordine nostro ci sia una cappella o un altare in onore
della Nostra Signora”. Ma se non tutti possono offrire alla Madonna questi grandi atti
e opere di venerazione, tutti però possono compiere quegli atti ordinari di
venerazione che sono alla portata anche dei piccoli, come la preghiera
quotidiana alla Madonna, il culto delle immagini di Maria,
la visita ai santuari, alle cappelle, agli altari della Beata Vergine, il
saluto alle edicole mariane che si incontrano lungo la strada, la recita di
pie giaculatorie alla Celeste Mamma, la gentile premura di ornare con fiori
le immagini di Maria Santissima, il culto di un
piccolo altarino o di un quadro della Madonna nella nostra casa, di un
Rosario portato in tasca, di una medaglina al
collo, di un’immaginetta della Madonna nel
portafogli, nel libro di studio, sul tavolo di lavoro... Chi non potrebbe
fare queste cose?
PICCOLI
ESEMPI PER NOI Anzitutto deve starci a cuore venerare Non ci può essere preghiera più bella di venerazione per L’Ave Maria
potrebbe fiorire sul nostro labbro con grande facilità, potrebbe
accompagnarci ovunque come un costante sguardo dell’anima a Maria e di Maria all’anima. S.
Bernardino ci assicura: “Sappi che come
tu saluti Sul culto domestico verso Se in tutte le case cristiane si tornasse a questa santa
tradizione del piccolo altarino a Maria per le
orazioni, le famiglie rifiorirebbero sotto lo sguardo e il sorriso di Maria! Sulla venerazione alle edicole della B. Vergine, ricordiamo
l’esempio del giovane S. Bernardino da Siena, che si recava ogni sera al suo
appuntamento con Ugualmente, doveva essere edificante, per le strade di Pietrelcina, vedere quel ragazzo che nell’andare e nel
tornare da scuola, con i libri sotto il braccio, ordinato e raccolto, si
fermava ogni volta a pregare sulla strada davanti a un’edicola della Celeste
Mamma. Quel ragazzo sarà un giorno P. Pio da Pietrelcina,
grande innamorato della “Bella Vergine”.
E anche a Foggia, da giovane sacerdote, P. Pio si recava ogni giorno a fare
visita alla Madonna dei sette veli,
la prodigiosa immagine che una volta rapì in estasi S. Alfonso mentre
predicava. Lo stesso faceva S. Leopoldo da Castelnuovo,
che ogni giorno, a Padova, aveva per meta del suo breve passeggio l’immagine
di Maria nella chiesa parrocchiale di Santa Croce.
E S. Pio X santificava il suo passeggio pomeridiano con la visita devota all’
Immacolata nella grotta di Lourdes costruita nei giardini vaticani. Non
sciupiamo questi esempi! I
FIORI A MARIA Offrire i fiori a Maria è stato
sempre uno dei più gentili atti di venerazione, che stava molto a cuore ai
Santi. S. Crispino, già da ragazzo, lavorando in bottega, ogni sabato
riceveva in regalo una moneta d’argento, e ogni volta correva subito a
comprare un bel fascio di fiori freschi. Il fioraio s’incuriosì, e volle
sapere a che cosa mai servissero quei fiori ogni sabato. Una volta seguì di
nascosto il santo ragazzo, e scoprì che andava subito in chiesa con il fascio
di fiori, si recava alla cappella della Beata Vergine e ne ornava l’altare
con il volto trasfigurato d’amore. Anche S. Gabriele dell’Addolorata aveva molto a cuore portare i
fiori a Maria. Non c’era giorno, per quanto rigido,
che non trovasse un fiore per Maria. Li coltivava
lui stesso in un’aiuola, e più volte, mentre accudiva alle piante, fu udito
bisbigliare quasi sopraffatto dall’amore: “Maria mia... Maria mia...”. Con S. Crispino e con S. Gabriele dell’Addolorata dovremmo
ricordare S. Teresina, che già a cinque anni di età amava ornare di fiori
l’altarino della Madonna in casa sua; dovremmo ricordare S. Pasquale Baylon, S. Bernardetta, S. Domenico Savio, S. Maria Goretti... e tanti altri
santi. Anche S. Leopoldo da Castelnuovo, come ci
teneva a mettere ogni giorno fiori freschi dinanzi alla Madonnina che aveva
nella celletta delle confessioni!... Ecco un altro esempio delizioso. La piccola S. Giovanna d’Arco,
angelica contadinella, ogni giorno raccoglieva un
mazzetto di fiori freschi da mettere dinanzi all’immagine della Madonna.
Anche nel periodo invernale, ella cercava in tutti i cespugli dei campi per
trovare qualche fiorellino. Ma capitava anche di non trovare proprio nulla,
perché il gelo faceva morire tutto. Che fare allora? La piccola non si
disarmava, ma con sublime candore toglieva alle sue pecorelle alcuni boccoli
di lana bianca, li riuniva a mazzetto, e offriva quelli alla sua Madonnina.
Quando si ama! ALMENO
UN SEGNO DI VENERAZIONE Insistiamo sul bisogno di venerare Al S. Curato d’Ars si presentò un giorno una signora in preda
alla disperazione perché il marito, incredulo, si era suicidato
precipitandosi dalla finestra. Appena il S. Curato vide quella signora, le si
avvicinò e senza essere interrogato le disse: “Signora, suo marito è salvo, è salvo... Prima del colpo mortale Un piccolo proposito di venerazione della Madonna può ottenere
la salvezza eterna. Ci pensiamo? A S. Giuseppe Cafasso, santo dei
condannati alla forca, capitò un condannato il quale rifiutava
irremovibilmente i Sacramenti. E non ci fu proprio nulla da fare. Le guardie
vennero a prendere il condannato per portarlo alla forca. Lungo la strada da
percorrere c’era un’edicola della Madonna. Passandoci davanti, il condannato
guardò l’immagine e fece un bell’inchino alla
Vergine, secondo la pia abitudine che aveva. Appena S. Giuseppe Cafasso vide il condannato fare quell’atto
di venerazione alla Madonna, esclamò convinto e commosso: “È salvo, è salvo. Lo stesso capitò a un giovane di Napoli, che aveva la stessa
pia abitudine di salutare con le parole “Ave
Maria” ogni immagine della B. Vergine. Sebbene
schiavo dei suoi vizi, prima della morte Aveva ragione S. Giovanni Berchmans
di dire: “Per meritare la protezione di
Maria, basta la più piccola cosa, purché si faccia
con costanza”. SCEGLIAMO
ANCHE NOI Scegliamo anche noi qualche atto o alcuni atti particolari di
venerazione alla Madonna. Scegliamo ciò che possiamo fare e sforziamoci di
essere fedeli. La generosità e la fedeltà devono andare insieme. Sarebbe
brutto proporsi di fare tanto e poi non essere fedele che in poco o in
niente. Proponiamoci, invece, tanto quanto possiamo fare con generosità. Se ci piace, è conveniente scegliere fra gli atti di
venerazione a Maria, che facevano i Santi: e ne
abbiamo da scegliere! Oltre gli esempi già riportati, ne vogliamo riferire
qui alcuni altri, e altri ancora ne riporteremo via via
nelle pagine seguenti. S. Vincenzo Pallotti salutava S. Margherita Alacoque ogni giorno
faceva sette genuflessioni e recitava sette Ave Maria per i dolori della Madonna.
S. Gabriele dell’Addolorata le recitava con le braccia aperte in croce. S. Giovanni Battista De Rossi portava sempre in petto
un’immagine di Maria. E il S. Curato d’Ars, già da
ragazzo, si addormentava con una statuina della Madonna stretta al petto. Il B. Contardo Ferrini era
fedelissimo nel fare ogni giorno una visita all’altare di Maria
Santissima S. Caterina Labouré si affacciava
molte volte al giorno in cappella per salutare Gesù
e Il Servo di Dio Don Poppe su ogni lettera che scriveva metteva
l’intestazione “Ave Maria!”.
S. Tommaso d’Aquino iniziava l’uso di una penna
scrivendo il nome “Maria!”. S. Pietro M. Chanel
scriveva il nome di Maria sui libri e sui quaderni,
e riuscì a convincere anche i suoi compagni di scuola a fare lo stesso. S. Giuseppe Moscati, grande clinico napoletano, portava sempre
il S. Rosario nel panciotto; prima di dare una risposta o fare un’azione
importante, portava la mano alla corona, o la baciava. Inoltre, era
fedelissimo nel fare la visita quotidiana alla Madonnina del Buon Consiglio
in una Cappella presso casa sua. S. Paolo della Croce al solo udire il nome di Maria si scopriva il capo per venerazione. S. Massimiliano M. Kolbe ogni sera
deponeva l’orologio e gli occhiali ai piedi di una statuetta
dell’Immacola-ta: affidava a Lei tutto il suo tempo e il suo spazio. S. Bernardetta raccomandava: “Alla sera quando andate a dormire, prendete la corona, addormentatevi
recitandola: farete come quei bambini che si addormentano chiamando: mamma!
mamma!”. S. Gemma Galgani ogni sera non si
addormentava mai senza aver chiesto la benedizione alla Madonna. Anche Si potrebbero riferire ancora tanti altri gesti particolari di
venerazione praticati dai Santi. Ma l’essenziale è che anche noi ci
impegniamo a non far mancare mai, in ogni giorno della nostra vita, qualche
atto personale di venerazione verso
AMARE Alcuni figli spirituali chiesero a P. Pio da Pietrelcina pochi giorni prima della sua morte: - “Padre, diteci qualcosa”. Il Padre
rispose: “Amate Questo pensiero fu come il testamento spirituale del
Venerabile. Un testamento mariano degno di chi era vissuto d’amore ardente
alla “Bella Vergine”. Questa risposta di P. Pio ci richiama alla mente l’altro
episodio della vita di S. Pietro M. Chanel, il
quale, da ragazzo, feritosi alla mano, per una improvvisa ispirazione d’amore
prese subito una penna, l’intinse nel suo sangue, e scrisse: “Amare Maria e
farla amare”. L’amore dei Santi alla Madonna! Chi può mai esprimerlo? Come
misurarlo? IL
CUORE DELLA DEVOZIONE Diciamo subito, e prima di tutto, che l’amore è senz’altro il cuore della devozione alla Madonna. Se
è vero che non ci può essere vera devozione senza venerazione, tanto più non
ci può essere vera devozione senza amore. Sarebbe inconcepibile. La parola
stessa “devozione” significa “donarsi”; e il “donarsi” non può essere che un atto d’amore. Del resto, il rapporto più naturale che c’è fra madre e figlio
è il rapporto d’amore, da cui derivano tutti gli altri sentimenti
(delicatezza, premura, sacrificio, riconoscenza...). Come potremmo dirci figli di Maria se
non nutrissimo l’amore filiale verso di Lei? Perciò, far battere il nostro
cuore all’unisono con quello della Celeste Mamma dovrebbe essere il più
grande e gioioso impegno della nostra devozione mariana. “Figlio, dammi il tuo cuore” (Pro
23,26), ci dice la dolcissima Mamma. E S. Giuseppe da Copertino
diceva con arguzia: “La mamma mia è
capricciosa: se le porto fiori, mi dice che non li vuole. Io le domando
allora: mamma, che vuoi tu, dunque? Ed Ella: il cuore, solo il cuore mi piace”.
Insieme agli atti di venerazione, quindi, insieme agli sforzi
dell’imitazione, dobbiamo donare alla Madonna il nostro cuore, che è come il
carro di fuoco su cui devono viaggiare la venerazione e l’imitazione. Riflettiamo che se “Dio
ci ha amati per primo” (1 Gv 4,10), anche Di più, Ella non manca di donarsi tutta a noi, anche
visibilmente rinnovando di tempo in tempo la sua immensa misericordia e le
sue premure materne verso di noi figli ingrati e bisognosi. Ma noi come abbiamo risposto e come rispondiamo a tanto amore?
È vero che tutti ci teniamo a dirci devoti della Madonna, ma quale è il
contenuto d’amore della nostra devozione mariana? AMORE
E CONOSCENZA L’amore esige anzitutto la conoscenza della persona amata. Per
questo dobbiamo istruirci sulla Madonna, se non vogliamo portarle solo un
amore sentimentale e cieco. Più si conosce Questa è stata sempre la preoccupazione del Magistero della
Chiesa: far conoscere La conoscenza della Madonna si acquista soprattutto “con le ginocchia”, diceva S.
Massimiliano M. Kolbe, ossia con l’umile preghiera.
E i Santi hanno pregato senza stancarsi per ottenere questo dono di sapienza
dallo Spirito Santo. Ma ci sono stati Santi Dottori, che hanno studiato e scritto
per istruire i fedeli, lasciandoci opere immortali sulla Madonna. Ricordiamo
S. Giovanni Damasceno, S. Bernardo,
S. Bonaventura, S. Bernardino da Siena, S. Antonino, S. Tommaso da Villanova, S. Lorenzo da Brindisi, S. Antonio M. Claret, ecc. Soprattutto le due opere mariane di S. Luigi
Grignion di Montfort (“Trattato della vera devozione a Maria”) e di S. Alfonso de’
Liguori (“Le
glorie di Maria”), hanno formato generazioni di
anime a una devozione mariana illuminata e forte. E tutti i Santi sono andati
a scuola dai grandi Maestri della Chiesa per rendere luminoso e ardente il
loro amore alla Madonna. S. Gemma Galgani leggeva tutti i
libri che poteva avere sulla Madonna, e li passava ad altri invogliandoli a
leggerli anch’essi; frequentava anche i mesi mariani e le novene in onore
della B. Vergine, ascoltando attentamente le prediche e le istruzioni
mariane. S. Domenico Savio si industriava a leggere molte cose, notizie
ed episodi mariani per poi raccontarli ai compagni. E noi che facciamo?... Ci costerebbe proprio tanto un quarto
d’ora di lettura e di meditazione sulla Madonna? Si tratterebbe di stare un
quarto d’ora con la nostra Divina Mamma. Dobbiamo farci pregare per
questo?... Purtroppo! Ecco invece cosa scriveva un vero innamorato della Madonna, S.
Gabriele dell’Addolorata: “Non
baratterei un quarto d’ora innanzi alla nostra Consolatrice, Protettrice e
Speranza Maria Santissima con un anno o quanto
volete voi innanzi a spettacoli e divertimenti del secolo”. AMORE
E UNIONE Esigenza ancora più forte dell’amore è l’incontro, la
vicinanza, l’unione con la persona
amata. L’amore unisce per natura sua. Dio è uno perché è amore. Mamma e
figlio, sposo e sposa, fratelli, amici..., finché si amano si sentono uniti.
L’amore è la loro unione. Se si raffredda l’amore, si allenta l’unione. Tutto
è in proporzione. Quanto amore, tanta unione. Non ci può essere vero amore,
senza vera unione. Gesù ci ama tutti senza misura; per
questo vuol farsi “uno” con noi e
vuol farci “uno” con Lui. “Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,57).
L’uno nell’altro. È la fusione d’amore. Amare Fu
proprio così per i Santi. S.
Teresina diceva di voler “passare il
giorno della vita nascosta con Gesù sotto il velo
di Maria”. E realmente dovette vivere assorta
nella Madonna, fin da piccola, se quella volta che fu condotta a visitare
Parigi, l’unica cosa che ricordava della meravigliosa città era il tempio di
“Nostra Signora delle vittorie”. S.
Luigi Grignion di Montfort,
nel suo straripante amore alla Madonna, disse di sè
che era stato “predestinato ad abitare
in Maria”, e arrivò a un tale grado di unione
con Maria da godere di continuo della sua presenza.
Alla fine della vita chiese che il suo cuore venisse seppellito sotto
l’altare di Maria, per esprimere la sua
inseparabilità dalla Celeste Regina. S.
Gemma Galgani, rimasta orfana della mamma a sette
anni di età, si affidò alla Madonna: “Da
qui in avanti la mia mamma sarà S. Antonio M. Claret viveva abitualmente così assorto nella Madonna che
una volta, all’intestazione di una lettera, invece di scrivere “Madrid...”, scrisse “Maria 24-3- S. Massimiliano M. Kolbe ci ha
lasciato in se stesso un altro impareggiabile modello di unione d’amore alla
Vergine Immacolata, alla sua cara “Mammina”. L’unione divenne così fervida che egli non
poteva più non pensare alla sua grande Regina. L’Immacolata era diventata la
sua “Idea fissa”, ed egli visse,
soffrì e morì per questa “volontaria e
amabilissima idea fissa: l’Immacolata”. P. Pio da Pietrelcina è diventato
celebre per la quantità enorme di Rosari che recitava di giorno e di notte
(circa 100 corone), stando sempre unito alla dolce Mamma. Ma fin da piccolo,
a 5 anni di età, egli godeva già della presenza visibile della Madonna, e con
una naturalezza tale, da credere, per molto tempo, che ciò fosse comune a
tutti. Se ne accorse il suo Direttore spirituale, a cui una volta P. Pio
chiese: “E lei non la vede Ma di tutti i Santi si potrebbe descrivere l’atmosfera costante
di amore che alimentava la loro unione con AMORE
E ATTI DI AMORE La sorgente più feconda degli atti di amore con cui i Santi si
univano alla Madonna era la preghiera mariana. Le preghiere più belle, le orazioni, le devozioni, le corone,
le pie giaculatorie verso Specialmente il Piccolo
Ufficio della B. Vergine, così caro a tanti Santi, e ancor più il S. Rosario, hanno riempito di
preghiera mariana la vita dei veri devoti di Maria,
tenendoli in costante unione con Ma con la preghiera, i veri devoti debbono avere premura,
anzitutto, di evitare ciò che dispiace alla dolce Mamma, il peccato, grande o
piccolo che sia. Sarebbe semplicemente assurdo voler amare o credere di amare
una persona offendendola! Inoltre, il vero devoto di Maria deve
far entrare Per questo i Santi iniziavano dal primo mattino a offrire la
loro giornata alla Madonna. Il S. Curato d’Ars diceva, deliziosamente, che
ogni mattina noi dovremmo fare come il bambino il quale, appena si sveglia,
dal suo lettino volge subito gli occhi attorno in cerca della mamma! Lungo il giorno, poi, i Santi non potevano fare a meno di
invocare Se ci fosse l’amore...
AMORE
E AZIONI IMPORTANTI Specialmente per le azioni più importanti, i veri devoti non
possono fare a meno dell’unione con Per S. Luisa di Marillac agli inizi della
nuova Congregazione, riunite le poche ragazze di campagna nella sua casa, per
prima cosa additò loro la statua della Madonna a cui affidarsi. Lo stesso
fece S. Angela Merici. S. Alfonso de’ Liguori
lasciò il mondo per darsi a Dio, andando anzitutto ai piedi delIa Madonna a deporre la spada e a consacrarsi
interamente a Lei. S. Francesca Saverio Cabrini
attraversò 19 volte l’oceano, costeggiò due volte le sponde del Pacifico, tre
volte quelle dell’Atlantico, tra l’infuriare di spaventose tempeste. Ogni
volta iniziava e terminava i viaggi con la corona del Rosario in mano. S. Pio X, eletto papa, affidò il suo Pontificato alla Madonna
dedicandole la sua prima Lettera Enciclica. S. Bartolomea Capitanio scrisse i
suoi propositi di santificazione; poi affidò il foglio alla Madonna,
pregando: “Cara Mamma, a voi consegno
questa carta, siate voi quella che me la fa eseguire”. S. Massimiliano M. Kolbe progettò la
grande “Città dell’Immacolata” in
Polonia, andando a collocare una statua dell’Immacolata in un campo che non
era suo. Al proprietario, però, non convenne cedere quel terreno, e chiese al
Santo di togliere la statua; ma il Santo con semplicità gli rispose che la
statua doveva rimanere lì “almeno per dimostrare che una volta tanto S. Teresina si offrì “vittima
dell’amore misericordioso” per le mani di Maria;
e prima di scrivere la “Storia di
un’anima” si inginocchiò dinanzi alla Madonna, supplicando di tenerle la
mano “perché neppure una sola riga da
me scritta non le torni accetta”. Anche S. Caterina da Siena volle iniziare il suo celebre “Dialogo” nel “dì di Maria”, il sabato. Il Servo di Dio Vico Necchi, il
giorno stesso del matrimonio, invece del viaggio di nozze, fece un
pellegrinaggio a Lourdes per affidare alla Madonna la nuova famiglia che
sorgeva. C’è solo da guadagnare - in virtù, in grazia, in amore - quando si affida ogni cosa alla
dolcissima Mamma. AMORE
E VERGINITÀ Un particolare delicato. Di
solito le vergini hanno amato collocare l’evento gioioso della loro
consacrazione al Celeste Sposo in un giorno caro a Maria.
C’è tale identità fra la verginità e Maria SS.! Non
è forse S. Teresa di Gesù, ogni anno, con le sue figliole, rinnovava i voti
monastici nei giorni della Natività di Maria (8 settembre) e della Presentazione di Maria al Tempio (21 novembre). S. Margherita
M. Alacoque volle entrare in convento di sabato,
giorno dedicato a Maria. S. Teresina ha
diverse ricorrenze mariane per la sua vita religiosa: entra al Carmelo nella
festa dell’Annunziata; diviene
Sposa di Gesù nella festa della Natività di Maria;
riceve il Viatico nella festa della Madonna
del Carmine. S. Gemma Galgani ebbe la felice sorte di emettere il suo voto di
verginità l’otto dicembre, solennità dell’Immacolata
Concezione, e di volare in Paradiso il Sabato santo del 1903. Venne
beatificata e canonizzata sempre nel mese di maggio. S. Bertilla Boscardin poté fare la sua vestizione religiosa nella
festa della Purità di Maria, e È una
sfumatura d’amore questo incontro fra la consacrazione verginale e le feste
della Beata Vergine. Ma la vera devozione alla Madonna rende l’amore sempre
più delicato, fino alle sfumature più dolci. È la tenerezza verginale della
Madonna, che si imprime nei cuori puri delle vergini e ne soavizza
celestialmente i palpiti perché siano tutti, come
diceva S. Teresina, “altrettanti fiori
d’amore”. AMORE
E SACRIFICI Non c’è prova più
sicura del vero amore, che il sacrificio di sè. Non
c’è amore più grande e più puro di quello che spinge all’immolazione per chi
si ama. Lo ha detto Gesù: “Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la vita per i suoi
amici” (Gv 15,13) . Per
essere certi di amare, bisogna mettersi alla prova del sacrificio. Altrimenti
ci si può illudere. Ma
c’è di più. Il vero amore arriva a non poter fare a meno del sacrificio: ne
ha bisogno, lo vuole, lo cerca. “O patire o morire”, gridava a Gesù S.
Teresa d’Avila. Anche l’amore alla Madonna va
pesato sulla bilancia del sacrificio. Non si può dubitare della purezza
d’amore di chi sa sacrificarsi per Lei. Nei Santi, infatti, il sacrificio fa sempre la parte del leone. Sentivano il bisogno di nutrire il
loro amore alla Madonna con il sacrificio. Di ognuno di loro si può dire quel
che fu detto di S. Caterina Labouré: “visse col desiderio continuo di soffrire
per suo amore”. S. Giuseppe Cafasso, ad esempio, si
era costruito una singolare corona, da lui stesso chiamata “fardello”, composta di cinquanta piccole
mortificazioni da offrire alla Madonna; ed egli amava prepararsi così alle
feste mariane e fare il mese di maggio, arricchendo il suo amore di
quotidiani sacrifici volontari (o “fioretti”). S. Paolo della Croce istituì per sé la “quaresima dell’Assunta” con rigoroso digiuno, astinenza dalla
frutta, Rosario intero ogni giorno. Capitò una volta che il Santo si ammalò
durante una tale quaresima e perse ogni appetito. Il fratello infermiere,
preoccupato, riuscì a procurargli una bella mela, e sperava di fargliela
mangiare. Il Santo l’avrebbe gustata volentieri, ma non la volle toccare
perché si era nella quaresima della Madonna. Il fratello infermiere lo esortò
con insistenza almeno ad assaggiarla, ma il Santo si scusò dicendo: “Siamo nella quaresima della Madonna,
facciamone un’offerta a Lei”. In particolare, è stata una caratteristica comune dei Santi
quella di prepararsi con fervore alle feste della Madonna e di dedicare il
sabato a Maria santificandolo con il digiuno o con
l’astinenza dalla carne (o dalla frutta o dai dolci...). Potremmo ricordare
S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales, S. Lorenzo da Brindisi, S. Caterina da Siena, AMORE
SENZA SOSTE A volte i Santi hanno
compiuto alcuni atti straordinari di immolazione per Tuttavia, non meno eroica di questi atti straordinari è la
continuità dell’amore che si nutre di sacrifici piccoli e sconosciuti. S.
Domenico Savio - come attesta S. Giovanni Bosco - ogni giorno offriva qualche
mortificazione alla B. Vergine. S. Gabriele dell’Addolorata scrisse lui
stesso questo proposito: “Nessun giorno
mi passerà senza fiori di virtù da coronare il capo verginale della mia Madre”.
S. Bernardetta, inferma, squassata dalla tosse, gemeva: “Apritemi il petto!”. Ma a chi voleva farle
bere l’acqua miracolosa della Grotta di Lourdes, diceva: “Questa fonte non è per me. E chi può dimenticare gli incantevoli esempi di sacrifici
lasciatici dai tre pastorelli di Fatima? Patire
volontariamente la sete, la fame, il caldo; cercare tormenti, colpendosi alle
gambe con le ortiche e stringendo una corda alla vita... Tutto questo era
fatto per consolare il Cuore Immacolato di Maria e
per ottenere la conversione dei peccatori. Un ultimo esempio, luminosissimo, è la vita di S. Massimiliano
M. Kolbe: una vita consumata giorno per giorno in
sacrificio d’amore alla Madre divina, senza temere di essere considerato
“pazzo”, avventurandosi in imprese d’amore per l’Immacolata, che gli
costarono sangue a più riprese, con periodici ricoveri in sanatorio, vittima
e ostia sull’altare del sacrificio. Una volta, dopo il disbrigo di un
servizio a una mostra, a Roma, gli fu chiesto cosa l’avesse colpito della
mostra, e il Santo rispose: “Nulla,
nulla mi ha potuto interessare; non ho osservato nulla. Io cammino per
l’Immacolata”. Il suo amore all’Immacolata era davvero senza soste,
sempre “in cammino”. AMORE
E COMPASSIONE Un’altra caratteristica
essenziale dell’amore è la partecipazione ai dolori della persona amata. È
sempre vero che si può forse restare indifferenti alle gioie della persona
amata, ma è impossibile non condividere le sue sofferenze. E noi non dobbiamo mai dimenticare che Gesù
ci diede Per questo i veri devoti hanno sempre amato i dolori di Maria. Ci basti ricordare alcuni esempi di Santi che ci
spronino ad amare l’Addolorata con più cuore. S. Antonio Pucci fu grande innamorato e apostolo della Vergine
Addolorata. Ne parlava con tenerezza commovente, ne distribuiva l’immagine da
mettere dovunque, anche sulle barche, sulle vele, sulle porte; invogliava a
recitare la corona dei Sette Dolori, e spingeva a celebrare il mese di
settembre in onore dell’Addolorata. Altro grande devoto dell’Addolorata fu S. Paolo della Croce.
Spesso, solo pensando a Lei, si commuoveva fino al pianto. Parlava dei suoi
dolori, portando un bel paragone: “I
dolori di Maria sono come il Mediterraneo, che si
getta nell’oceano sterminato della Passione di Gesù”.
Un figlio di S. Paolo della Croce, S. Gabriele dell’Addolorata,
fu così appassionato amante dei dolori di Maria, da
poter scrivere: “I dolori di Maria sono il mio Paradiso”. Specialmente durante la
settimana santa e per tutto il mese di settembre, egli trascorreva lungo
tempo in devota meditazione sui “dolori
della cara Madre”, e un confratello scrisse che “il solo vederlo assorto tutto il giorno, oppure rincantucciato in
qualche posto del coro, compungeva fino in fondo al cuore”. Infine,
ricordiamo la serafica S. Gemma Galgani, vero fiore
della Passione, concrocifissa con Gesù, figlia prediletta dell’Addolorata. Fin da piccina
ella ebbe in dono dalla mamma una statuetta dell’Addolorata, e a Lei si
consacrò come figlia, quando morì la mamma. La sua vita, poi, fu vita di
vittima crocifissa con Gesù, inseparabile dalla
Mamma. “Mamma, dove ti trovo? -
esclamava in estasi - Sempre ai piedi
della Croce di Gesù... Così amano i Santi. E questi sono i veri devoti di Maria. Noi, invece? Non è forse vero che con il nostro amore, anziché
cercare di offrire sacrifici alla Madonna, cerchiamo solo la liberazione da
ogni disturbo e sofferenza della vita? È vero amore, questo? “FATELA
AMARE” Amare Il Ven.le P. Pio da Pietrelcina
disse questa bella espressione: “Amate Il suo
amore alla Madonna era contagioso. Chi può numerare i figli spirituali che
hanno imparato da lui a usare la corona del Rosario recitando ogni giorno
anche decine di Rosari? E quante corone, medagline,
immagini, statuette non distribuì egli stesso a chi lo avvicinava ? L’amore
spinge anche a parlare della persona amata. E noi sappiamo che i più grandi
oratori e scrittori della Chiesa parlarono, scrissero, cantarono le lodi
della Madonna con forza d’amore inesauribile. Ricordiamo, ad esempio, S.
Efrem, S. Giovanni Damasceno, S. Bernardo, S. Alfonso de’ Liguori... Ma non ci fu santo e non ci sarà mai un vero
devoto di Maria, che non senta il bisogno di
comunicare anche ad altri il suo amore alla Madonna. Con grandi mezzi o con
mezzi spiccioli, il vero devoto si industria secondo tutte le ispirazioni e
le possibilità che ha. C’è stato chi ha potuto fondare Congregazioni e Istituti
religiosi in onore della B. Vergine. Così fecero, ad esempio, S. Francesco di
Sales, S. Antonio M. Claret,
S. Giovanni Bosco, il Ven. Guglielmo Chaminade, e
molti altri. C’è stato chi ha avuto
una speciale missione ma-riana da compiere per tutti gli uomini: così, ad
esempio, S. Caterina Labouré per la medaglia
miracolosa, e Suor Maria Lucia di Fatima per la
devozione al Cuore Immacolato di Maria. UN
ESEMPLARE GIGANTE C’è stato S.
Massimiliano M. Kolbe, ritenuto il più grande
apostolo mariano del secolo ventesimo, che fondò due singolari “Città dell’Immacolata”, quali centri
propulsori di apostolato mariano a raggio mondiale. L’ansia di questo
apostolo “folle dell’Immacolata”
arrivava alla brama di rendere ogni anima “preda dell’Immacolata”, sognando una fascia di “Città dell’Immacolata” che avvolgesse
l’intero globo e lo ricoprisse di stampa mariana e di medaglie miracolose,
veicoli della devozione alla Madonna in ogni cuore. S. Massimiliano istituì anche la “Milizia dell’Immacolata”, movimento di vita mariana e di
apostolato mariano per anime che vogliono consacrarsi all’Immacolata come sua
“proprietà” e vogliono essere apostolicamente attive sotto il dolce dominio
dell’Immacolata, servendosi di tutti - proprio di tutti - i mezzi leciti, antichi e moderni, presenti e futuri,
piccolissimi o grandissimi (ad esempio, la medaglia miracolosa, la stampa, il
teatro, la musica, la cultura, la radio, la televisione, il cinema, i
satelliti telestar...). “Tutto deve servire anzitutto per l’Immacolata”, diceva S.
Massimiliano M. Kolbe. Personalmente poi, per trasmettere alle anime l’amore a Maria, S. Massimiliano affrontò sacrifici inauditi, sottoponendosi
a viaggi massacranti per imprese che parevano folli, tanto da sentirsi dire
che pretendeva “andare sulla luna con
la zappa”. Ma egli andava avanti indomito fra privazioni e sforzi. Anche
se sveniva sui treni, se doveva celebrare Infaticabile e audace, a
chi gli diceva di moderarsi un po', egli rispondeva col sorriso: “Qui non ho tempo per riposarmi. Mi
riposerò in Paradiso”. È così che si ama. ALL’OPERA
IN TUTTI I MODI I campi di azione per
far amare Un ragazzo come S. Domenico Savio è capace di fondare una
piccola “Associazione dell’Immacolata”
fra i suoi compagni di scuola. Un’umile suora come S. Caterina Labouré fonda le “Figlie
di Maria”, che avranno uno sviluppo rigoglioso
in quasi tutto il mondo. S. Luigi Gonzaga, S. Gabriele
dell’Addolorata, S. Bernardetta, S. Gemma Galgani,
approfittavano di ogni occasione per presentare S. Teresina fin da piccina si fece apostola
della medaglia miracolosa; e da grande scriverà ella stessa: “Se io fossi stato sacerdote, come avrei
parlato bene della Madonna..”. Questo desiderio di S. Teresina ci fa ricordare l’amore fervido
dei santi sacerdoti nel donare S. Pietro Canisio, oltre a diffondere
con gli scritti la conoscenza della Madonna, fu apostolo infaticabile per
farla amare. Girava instancabilmente, e ovunque fondava Congregazioni mariane per laici,
sia giovani che adulti, facendo coltivare con fervore la recita del S.
Rosario giornaliero. Anche da vecchio, quando compariva per le strade di
Friburgo con il suo bastoncello, gli si affollavano attorno uomini e donne
con i bambini per chiedergli la benedizione; il santo vecchio benediceva
volentieri, ma si faceva sempre promettere di essere devoti della Madonna e
di recitare ogni giorno il S. Rosario. S. Alfonso de’ Liguori
predicava immancabilmente ogni sabato sulle glorie di Maria,
ed era un meraviglioso trascinatore di anime ai piedi della “Divina Maria”.
Il S. Curato d’Ars non poteva mai celare l’amore intenso che
metteva nell’istruire il popolo sulla Madonna; ci sono rimasti i suoi “catechismi mariani”, e sono veramente
deliziosi, ripieni di luce e caldi di affetto tenerissimo alla Celeste Mamma.
S. Giuseppe Cafasso diffondeva
gratuitamente migliaia di immagini della Madonna; ai suoi penitenti parlava
spesso della devozione mariana, e li spingeva a coltivarla; diffondeva più
che poteva il libro di S. Alfonso, “Le
glorie di Maria”, per dare ai fedeli una
devozione alla Madonna, che fosse luminosa e robusta anche per dottrina. Adoperiamoci anche noi a far amare Ricordiamoci che l’apostolato mariano garantisce il Paradiso
agli apostoli e a chi li ascolta. Nella Liturgia
IMITARE
L’imitazione è figlia dell’amore, e consiste
nella conformità dell’agire fra coloro che si amano. Chi ama imita. È nella
natura dell’amore unire, rendere uno. E l’amore è pieno, è perfetto, quando
ha unificato tutto, anche le azioni di coloro che si amano, non sopportando
differenze che impediscano di essere uno. Per questo l’amore non può stare
senza l’imitazione, altrimenti mancherebbe l’unione delle volontà nel modo di
agire. L’imitazione,
quindi, è il comportamento dell’amore, ed esprime al vero la fecondità
dell’amore. Se è figlia dell’amore, vuol dire che dove essa c’è, non manca
l’amore; dove essa invece non c’è, manca l’amore. E dove c’è il massimo
dell’imitazione, c’è il massimo dell’amore. S. Pio X ci
conferma con la sua parola: “Se
qualcuno vuole - e chi non dovrebbe volerlo - che la sua devozione verso L’IMITAZIONE
DI MARIA È SANTITÀ In fondo, basta riflettere poco per capire che
l’imitazione di Maria Santissima differenzia
nettamente e concretamente la devozione alla Madonna che ha il santo, dalla
devozione che ha chi non è santo. Il santo ama È inutile lamentarsi,
allora, o criticare la devozione mariana, perché non produce frutti e ci
lascia sempre tali e quali. Il papa Pio XII ci ammonisce: “Non dimenticate che la devozione alla
Madonna, perché si possa dire vera e solida, e quindi apportatrice di frutti
preziosi e di grazie copiose, dev’essere vivificata
dall’imitazione della vita stessa di Colei che ci piace onorare”. E il
papa Paolo VI ha ribadito molte volte che la vera devozione mariana esige
l’imitazione delle virtù di Maria SS.: “Di queste virtù della Madre si orneranno i
figli, che con tenace proposito guardano i suoi esempi per riprodurli nella
propria vita”. Questo è stato
sempre l’insegnamento della Chiesa, che punta al sodo e va al concreto: vuole
opere, vuole virtù. La devozione alla Madonna deve portare ogni anima a
diventare immagine di Maria, la più cara a Dio,
perché la più simile a Gesù. Orbene, se
vogliamo verificare la vitalità della nostra devozione alla Madonna, basta
che esaminiamo la consistenza della nostra imitazione di Maria SS. Se troviamo in noi lo sforzo sincero e
costante di imitare le virtù della Madonna, la nostra devozione mariana è
vera “sotto ogni aspetto”, come ci
ha assicurato S. Pio X, e come già sentenziava il grande S. Agostino: “La vera devozione consiste nell’imitare le
virtù di coloro che amiamo”. Puntiamo all’imitazione, quindi; così siamo
certi di puntare al sodo. La devozione alla Madonna è come un’aiuola che dà
fiori di incantevole bellezza: i fiori delle virtù mariane. Ebbene, in che
stato è la nostra aiuola? Che sia senza fiori? Esaminiamoci con sincerità, senza finzioni
né leggerezza. Confrontiamoci con i Santi; misuriamo la nostra pochezza con
la loro ricchezza di amore; umiliamoci, e impariamo da loro a imitare Colei
che “rifulge come modello di virtù
davanti a tutta la comunità degli eletti” (Lumen Gentium, 65) . “COME
FAREBBE Un modo tanto semplice quanto essenziale
per imitare tutte le virtù della Madonna è quello di chiedersi in ogni cosa
da fare: “Come farebbe S. Caterina Labouré,
la prediletta di Maria, aveva questo proposito di
vita: “Prenderò Maria
per modello al principio delle mie azioni, e penserò come Ella avrebbe fatto
il dovere che sto per compiere”. Anche S. Teresina, nel suo trasporto
verso S. Antonio M. Claret, il grande apostolo del Rosario e del Cuore di Maria nel secolo scorso, si può dire che visse sempre ad
alta tensione l’unione profonda con Maria, in tutto
e per tutto dipendente da Lei. Eletto Vescovo di Cuba, egli scriveva questo
proposito di vita: “La mia forma di
governo sarà quella che Un altro
grande Servo di Dio, il P. Chautard, usava lo
stesso metodo semplicissimo di chiedersi prima di ogni cosa: “Come farebbe Ricordiamoci
che non c’è prova di venerazione e di amore più genuina dell’imitazione. Il
discepolo apprezza e ama il suo maestro nella misura in cui cerca di
diventare come lui. Per questo S.
Teresa d’Avila ripeteva alle sue suore che il modo
migliore di onorare S. Lucia Filippini fu definita “copia fedele” di Maria,
soprattutto nella carità, nell’umiltà, nella purezza, nella pazienza. E “copie fedeli” della Madonna furono S.
Caterina, S. Rosa, S. Bernardetta, S. Teresina, S. Gemma, con tutte le altre
Sante nelle quali rifulse l’abbagliante bellezza della verginità di Maria, della carità di Maria,
della fede, della speranza, dell’umiltà, della fortezza, dell’immolazione di Maria. Nella città di
Napoli visse il servo di Dio Don Placido Baccher.
Era un santo sacerdote, ed era talmente innamorato della Madonna, che il
popolo lo definiva “il prete tutto
Madonna”. Bellissimo! Proprio così dovrebbe essere di tutti i devoti
della Madonna. Così è stato di tutti i
Santi, perché più ci si santifica, più si diventa necessariamente somiglianti
a Colei che “a Cristo più s’assomiglia”
(Dante Alighieri).
IN
TUTTE LE VIRTÙ S. Luigi Grignion di Montfort ha scritto
che “la vera devozione alla S.
Vergine... porta un’anima ad evitare il peccato e ad imitare le virtù della
SS. Vergine, in particolare modo la sua profonda umiltà, la sua fede viva, la
sua ubbidienza cieca, la sua orazione continua, la sua mortificazione
universale, la sua purezza divina, la sua ardente carità, la sua pazienza
eroica, la sua angelica dolcezza e la sua sapienza divina” Quale incanto
di virtù in questa creatura tutta celestiale! Anche il papa
Paolo VI, nell’Esortazione “Per il
culto della B. Vergine” (n. 57 ), fa un elenco quasi identico delle virtù
di Maria Santissima che raccomanda alla nostra imitazione.
Con Gesù, anche Al contrario,
attirano per la semplicità con cui Ella le praticò in una vita estremamente
umile e ordinaria. Specchiamoci e
modelliamoci su di Lei, quindi. Ella è il modello perfetto della persona
umana santificata. Imitando Lei, siamo fatti partecipi della sua celestiale
perfezione. E ciò dipende solo da noi. Avanti, dunque! Mettiamo in pratica le
belle esortazioni che il grande vescovo Bossuet
faceva agli ascoltatori delle sue prediche: “Erigete alla Regina del cielo una santa immagine. Siate voi stessi la
sua immagine. Ciascuno è il pittore e lo scultore della sua vita. Formate la
vostra su quella della Vergine Santa e siate copie fedeli di un così perfetto
originale”. Quale abisso
non dovette essere la sua fede? È inutile tentare di misurarla. Nessuna
creatura, nessun santo potrà mai dare pari esempio di fede sovrumana, passata
al vaglio di angosce tremende. Ebbene, anche
i veri devoti di Maria debbono vivere una vita di
fede con invincibile fortezza, imitando la divina Madre, senza indietreggiare
di fronte alle prove e ai tormenti. Ricordiamo uno
degli esempi mirabili di S. Massimiliano M. Kolbe. Quando il
Santo fu arrestato, venne chiuso nel famigerato carcere di Varsavia, il Pawiak. Un giorno, passò per il controllo dei prigionieri
un capo-reparto tedesco più feroce d’ogni altro. Entrando nella cella in cui
c’erano tre deportati, al vedere l’abito da frate di S. Massimiliano, quel
capo-reparto fu preso subito da un cieco furore. Si avvicinò immediatamente a
S. Massimiliano, gli afferrò il Crocifisso che gli pendeva dalla corona del
Rosario sul fianco, e tirandolo a strattoni gridò con voce di odio: - E tu credi in questo? - Credo e come!
- rispose calmo il Santo. Immediatamente
un pugno bestiale si abbatté sul viso del Santo. Poi di nuovo, per altre due
volte, la stessa domanda, la stessa risposta, le stesse violente percosse. I
compagni di cella inorridivano e fremevano contro quel capo-reparto, ma senza
poter far nulla; e quando quello andò via, fu proprio S. Massimiliano che
cercò di calmare l’ira dei due compagni, dicendo loro: “Suvvia, questa è una sciocchezza, è tutto per Come abbiamo parlato della fede, così potremmo
parlare di tutte le altre virtù della Madonna. Ma non si finirebbe più. E del
resto, l’essenziale è avere la convinzione che i Santi hanno trovato nella
Madre divina lo specchio tersissimo di ogni loro
virtù, in cui specchiarci anche noi. S. Francesco
d’Assisi, l’appassionato sposo di Madonna Povertà, non poteva neppure pensare
alla povertà della B. Vergine senza commuoversi. Capitò una volta che, a
tavola, un frate accennasse alla povertà della Madonna nella grotta di Betlem; immediatamente S. Francesco si sentì tutto
commuovere, si alzò dal suo posto, prese la scodella fra le mani, e andò a
mettersi in un cantuccio per terra, sciogliendosi in dolcissime lagrime sulla
povertà di Maria Santissima. Ugualmente fu
per S. Chiara d’Assisi, che alle sue figlie, nel poverissimo monastero,
presentava come modello “la povertà e
l’umiltà di N. S. Gesù Cristo e della sua
Santissima Madre”. Per la povertà
vogliamo ricordare anche S. Massimiliano M. Kolbe,
il quale metteva sempre insieme “la
povertà e l’Immacolata”, considerandole inseparabili e dicendo che erano
le colonne delle sue fondazioni. E fu ammirevole la sua vita povera, in cui
si trovò a non avere neppure cose necessarie come le scarpe, la coperta, il
cibo indispensabile. Ma queste privazioni egli le voleva per glorificare la
sua Regina. Per la vita di
preghiera, possiamo ricordare S. Teresa di Gesù e
tutti i monasteri del Carmelo, nei quali S. Margherita Alacoque, invece, cercava di imitare particolarmente Un’idea
dell’incessante preghiera della Madonna si riceveva a S. Giovanni Rotondo,
vedendo P. Pio da Pietrelcina che pregava per ore,
ore, ore, in coro, in cella, nell’orto, per i corridoi, di giorno, di notte,
recitando un centinaio di corone del S. Rosario. Se un uomo può essere capace
di pregare tanto, cosa doveva essere la capacità della Madre di Dio? L’UMILTÀ
E LA VERGINITÀ È pressoché impossibile pensare a un santo che non si
sia ispirato alla Madonna nel conquistare queste due virtù mirabili.
L’imitazione dell’umiltà e della purezza di Maria è
l’imitazione di cui più si parla. Forse perché sono due virtù talmente unite
fra loro e talmente connaturate con Certo è che i
grandi devoti della Madonna hanno puntato particolarmente su queste due virtù
di Maria e sono diventati a loro volta modelli di
profonda umiltà e di radiosa purezza. S. Caterina Labourè, ad esempio, favorita da celesti apparizioni
della Vergine Immacolata che le affidò Pensiamo anche
all’umiltà di S. Bernardetta, che scrisse fra i suoi propositi: “Farò consistere la mia felicità nel vivere
dimenticata”; e in un’altra nota: “Grazia
principale da chiedere: vivere nascosta sull’esempio di Gesù
e di Maria”. Lei è la prediletta
dell’Immacolata, è la veggente piena di innocenza, è conosciuta dovunque;
eppure non c’è pericolo che si glori delle apparizioni avute. Mai. Anzi, un
piccolo episodio ci svela la sua profonda modestia. Un giorno le
fu presentata una cartolina di Lourdes. - Che se ne fa di
una scopa? - Toh! Che domanda! Ci si scopa. - E dopo? - Si ripone al suo posto in un angolo. - Ebbene, è la
mia storia: L’imitazione
della verginità di Maria Santissima splende radiante
in tutte le vergini consacrate a Dio, che diventano per questo così
somiglianti alla Vergine benedetta! S. Gerardo
Maiella provava una venerazione speciale per le suore, proprio perché,
diceva, “rappresentano Anche esternamente esse appaiono simili
alla Vergine nella purezza dei loro volti, nei loro abiti lunghi e negli ampi
veli che le nascondono alle creature. Sembrano quasi Angeli, non più di
questa povera terra. È proprio vero che la verginità è angelicità,
dono privilegiato che Gesù fa soltanto a pochi (Mt 19,11) e che fa anticipare sulla terra la condizione
di vita propria del Paradiso (Mt 22,30). Ma tutto
il valore della verginità deriva dalla Beatissima Vergine. È alla verginità
immacolata della Madonna che tutte le vergini debbono la preziosità del loro
tesoro, da quando, cioè, Dio ha tanto amato la verginità da scegliere una
vergine, Maria, per incarnarsi, per vivere e
nascere dal suo seno sempre vergine. Verginità,
angelicità, maternità: splendono in Maria in modo abbagliante, e si rifrangono in ogni
vergine da Dio eletta e prediletta. Per questo le
vergini costituiscono l’esercito mariano per eccellenza, chiamate a seguire
Se la verginità consacrata è la “preziosa margherita” (Mt 13,45 ), è il
“tesoro nascosto” (Mt 13,44), che Dio dona soltanto ai prediletti del suo
amore totale ed esclusivo (1 Cor 7,25-35), la virtù della purezza, invece, è
virtù universale che deve riempire i cuori di tutti i cristiani. “Beati i puri di cuore. ..” (Mt 5 ,8) . Orbene, come potrebbe essere possibile
amare Anche se l’impurità non è il peggiore dei peccati, è
certo, però, che alla Madonna deve ripugnare in modo tutto particolare. E i
Santi hanno avuto questo fiuto istintivo, amando S.
Domenico Savio fin da piccino pregava Questo
ragazzo fu davvero mirabile nella custodia dei sensi, specie nella
mortificazione degli occhi. Una volta attraversando la piazza dove c’erano le
giostre, un compagno vide S. Domenico con gli occhi bassi, e gli chiese:
“Domenico, perché vai con gli occhi bassi, invece di guardare i giochi?”. S.
Domenico rispose: “Voglio conservare i
miei occhi puri per contemplare Così
si ama. E non si può certo amare Ma
ancor più bisogna rattristarsi del mare di fango che sta affogando l’umanità
con cinema e spettacoli immondi, con stampe pornografiche, con spiagge e
divertimenti scandalosi, con perversioni sessuali di ogni
specie, e soprattutto con leggi assassine come quelle del divorzio, della
limitazione delle nascite, dell’aborto. Tutto per la carne sporca dell’uomo.
Povera umanità! Una
bambina di sette anni, Giacinta di Fatima, ammaestrata dalla Madonna, ha
potuto dire al mondo intero: “I peccati
che mandano più anime all’inferno sono i peccati di impurità”.
Le maggiori sofferenze, quindi, Chi
consolerà “Da questo conosceranno che siete miei
discepoli, se vi amate gli uni gli altri” (Gv
13,35). Imitare
La
carità della Madonna che si reca a visitare S.
Elisabetta portando Gesù per santificare Giovanni
Battista, commuoveva, ad esempio, fratel Carlo De Foucauld, che cercò di imitarla recandosi fra i Tuareg,
nel deserto, per portare Gesu Eucaristico in mezzo
a loro. E
tutte le Congregazioni o Istituti che si ispirano al
mistero della Visitazione hanno l’ideale di esercitare verso gli uomini quella
stessa carità spirituale e mate-riale della Madonna in casa di S. Elisabetta.
Lo
stesso bisogna dire della carità esercitata dalla Madonna alle nozze di Cana. Andare in aiuto degli altri prima che vengano a
trovarsi fra disagi e sofferenze è carità squisita. S.
Antonino, ad esempio, istituì un’opera di assistenza
alle ragazze che non avevano la possibilità di farsi la dote per sposarsi,
salvandole così dal pericolo della malavita. S.
Teresina, quando si accorgeva che una consorella doveva affrontare un lavoro
particolarmente faticoso, faceva in modo di essere chiamata in aiuto per
evitarle uno sforzo troppo gravoso. Che
dire poi della carità della Madonna sul Calvario, dove Ella
consentì a vedere il Figlio assassinato per noi poveri peccatori? “Nessuno ha amore più grande di chi dona la
sua vita per colui che ama” (Gv
15,13). Pensiamo,
adesso, per riferire un solo esempio, alla morte del “folle dell’Immacolata”, S. Massimiliano M. Kolbe.
La carità eroica della Madonna arse con veemenza nel dono finale che S.
Massimiliano fece nel campo di concentramento di Auschwitz, quando chiese di prendere il posto di un
condannato, e andò a morire in vece sua nel bunker della fame, assistendo
spiritualmente i nove sventurati compagni, pregando con loro e affidandoli
alla Vergine Santissima per l’estremo passo. Il vero amore alla Madonna è
sempre fecondo di amore illimitato ai fratelli. Ricordiamoci
sempre che Aspiriamo
a questa Vetta. “Io
sono (Sir
24,24) |